venerdì 26 aprile 2013

"Quest'anno voglio bere un'aranciata
Perché amaro enigma è la realtà
E io non ho più l'età 
Da riuscire a vivere n
el cielo blu."


Venerdì. L'allettante prospettiva dei miei desideri. Vorrei chiudere gli occhi, anzi, quello posso già farlo, e dopo averli chiusi immaginare di essere altrove, e anche quello posso già farlo, e dopodiché... esserci.

Questo è ieri. Questo è...



giovedì 25 aprile 2013

Tu durante la giornata fai piangere, non fai mai ridere.

"Tu durante la giornata fai piangere, non fai mai ridere".

Questa è la frase con cui il mio 25 aprile di mestruazioni ed incertezza si è concluso. O quasi.
Sono stanca e disorientata, bramo la gola della Libertà nel senso più ampio del suo significato.
E' da ormai un anno, o poco più, che dentro di me, in un remoto focolaio del mio cuore, si è aperta una nuova porta che affaccia su terre calde e di guerra, su terre di polvere e di colore... L'Africa.
Sento come il bisogno di raccogliere le mie cose e andare. Io, Occidentale e comoda come poche, troverei enormi difficoltà di adattamento se non altro per le condizioni igieniche e climatiche del luogo poiché mi conosco, non sarei in grado nemmeno di andare in campeggio probabilmente.
Eppure c'è qualcosa che mi muove ancora oltre, che mi spinge più lontano alla ricerca della vera Libertà, quella dell'anima, del cosmo. Ho bisogno di prendere, dare, restituire; ho bisogno di campare senza niente; ho bisogno di godere dei ritmi del sole e del vento.
Ieri ho scoperto questa associazione di volontariato giovanile italiano che si occupa di diverse situazioni di difficoltà in tutto il mondo... Non so.
C'è la possibilità di partire per un breve periodo inizialmente e successivamente per periodi più lunghi. Alla fine il mio ruolo nella società attuale della mia città o di un'altra città qual'è?
Non ho una posizione e sono di un'inutilità a dir poco imbarazzante in alcuni contesti.
Non ho una vera e propria definizione eppure faccio e sono una moltitudine di cose.

Mi guardo attorno e vedo tutti andare avanti ad una velocità spaventosa, vecchie amiche che si sposano, vecchie compagne dell'asilo già mamme o super impiegate del mese, amiche prossime alla laurea... Ed io... Io da fuori ho una vita meravigliosa. Meravigliosa. Mi trovo in un posto meraviglioso. Tutto è così meraviglioso. Tranne me.
Rapportarmi con questo microcosmo che eclissa anche quel che di meraviglioso potrebbe essere è devastante.
La mia vita è ora. Non è domani, tra qualche giorno, qualche anno fa a quest'ora ad un concerto di Vinicio Capossela. E' ora. C'è chi la sua di vita se l'è goduta, l'ha assaporata o la sta assaporando. Io ho combinato tutto e niente.
Tutte queste... Tutte queste disutili situazioni, tutte queste pessime influenze, tutto questo sciocco e assurdo equilibrio diplomatico, tutti questi esagerati e accomodanti compromessi mi fanno vivere da spettatore. E a me, come ad ogni figliola di questo modo, è stato insegnato che non è giusto così.
Che la vita va afferrata a mani nude, con passione e delicatezza, che va esplorata e considerata dal giusto punto di vista. Nessuno è nato come rimpiazzo, ruota di scorta, seconda opportunità, anello di congiunzione o quanto altro ancora di deprimente possa esserci.
Ho 24 anni. E spesso mi riduco a pormi domande sulle conseguenze di una vita che non è la mia, che non è stata la mia, e che mi trascina lontano con pazienza un mondo patinato e dorato che però non può essere il mio. Perché se San Francesco si diventa  - dice il Bianconi,  allora questa pioggia di stelle non è la mia.

"Amore di povertà non conosce guerra né ladri, assassini, fulmini o siccità".

giovedì 10 gennaio 2013

- Still my lover days go on with stupid prayers: "Please make me happier, please make me happy..." -

Oggi mi sono imbattuta in un tramonto Jesus Lugosi. Col magnetismo del bene e la repulsione del male. 
Mi sono imbattuta in Jesus Lugosi così tante volte dall'amore al supermercato. 
Una volta una signora al supermercato mi ha aggredita per la mia eccessiva remissività. Un'altra volta il mio cuore è stato graffiato per lo stesso motivo. La sedia a dondolo dei ricordi, dei progetti e dei desideri ha spostato il mio baricentro verso ovest, verso le lande.
Lande desolate dove il mio letto di ferro bianco che profuma di Provenza e brilla di neve è... Un sudario per ossa e gigli.
La tranquillità del mio tempio ha generato un caos di geometria e formule fisiche che non riesco ad applicare.
Rimango in piedi davanti alla lavagna col gesso in mano e la mano sudata a chiedermi perché nonostante abbia studiato, abbia studiato tutto nei dettagli, abbia cucito ogni dubbio ed inesattezza con filo pregiato, non sappia risolvere la distanza tra me e me.

venerdì 28 dicembre 2012

Io avevo un amico immaginario di nome Rinaldo.
Rinaldo è nato una mattina di novembre qualche anno fa, una di quelle mattine uggiose ed appiccicose dove i capelli diventano elettrici, il naso rosso e la pelle di un contrasto simile al giallo. Colori da cittadino.
Col passare dei giorni, dei mesi, Rinaldo ha finito per essere una mia compagnia fondamentale, un alter ego necessario per rapportarmi con gli altri. Rinaldo pensa, Rinaldo dice, Rinaldo oggi ha la nausea, Rinaldo si è nascosto... Non erano altro che le proiezioni di un'indifesa sul mondo. Ricordo che una sera per il mio compleanno in un locale ero seduta al tavolo e gli lasciai una sedia vuota, che fotografai, per ricordarne l'assenza quando sarebbe stato presente o viceversa.
Sì, perché c'erano giorni in cui se ne andava. Migrava verso orizzonti più caldi. Più caldi di me, più caldi della pianura, meno ostili di me e della bruma che ci circondava ogni giorno.
Con lentezza ho imparato a lasciarlo andare, a non soffrirne ogni volta, a non stupirmi ogni volta. Qualcuno mi diceva che il mio cuore avrebbe saputo aspettarne il ritorno senza eccessi di melanconia e che... Lo avrei sentito tornare.
Ed era vero. Perché nei periodi invernali più rigidi, grigi e ansiosi, spuntava una meravigliosa giornata di sole e vento. Il cielo da plumbeo diveniva blu fosforescente e da blu fosforescente diveniva perfetto. Il vento usava essere dolce, delicato, freddo ma tenero come una rosa.
Sembrava quasi di esserne inebriati da rose di vento.
Nel vento tornava il mio amico e sempre carico di doni. Alle volte un po' di pazienza in scaglie, altre un po' di resistenza alla nausea e alle nevrosi in polvere, altre ancora collane di fiori da lidi caraibici.
Oggi è tornato nel cielo terso, al galoppo di immaginari destrieri di ghiaccio e sale come lui.

"Follow my light, my dear... Towards the light, I mean.
My love against your sorrow will heal all your scars. I swear."

domenica 23 dicembre 2012


Ho sonno, sento gli occhi pesanti e lacrimosi dopo ogni sbadiglio.
Quest'angoscia di spiritualità, di fantasmi che affollano le stanze e sbattono le porte e come milizie raffinate escono fuori dalla nebbia della Bassa.
Noto con frequenza che la maggior parte delle persone che si ritengono atee, agnostiche, rivoluzionarie, controcorrente etc etc etc... Bestemmiano, imprecano, inveiscono contro il Cielo e la Terra con fare sicuro, con fare da bar di provincia, con la certezza che assumere posizioni negative verso la spiritualità e la positività stessa che possa scaturirne sia fico. No, non lo è. Non è questione di religione, ma di spiritualità.
Cristo, un fiore, un lupo, un albero, Buddha, il vento, non sono altro che fasci di luce verso il nostro cuore stesso.
La benedizione che provo quando il mare è in tempesta ad esempio.
Nell'avanzare e ritirarsi della spuma l'acqua ed il sale asciugano i miei malumori.
La stessa cosa il vento del nord ed il sole in una mattinata d'inverno rigido.
E' così facile credere nella negatività, io sono la prima a farlo, spesso per pigrizia,
ma... Alle volte basta chiudere gli occhi per percepire l'Universo, dapprima tiepido e poi sempre più colorato, che il mio baricentro abbraccia.
Abbracciatevi. Abbracciatevi con tutta la luce che c'è.
Una cosa di cui mi nutro tantissimo è l'ondata emotiva e geometricamente perfetta relativa al talento dell'uomo che amo.
E' un musicista, e probabilmente i musicisti – quelli veri, i compositori poi – sono come i poeti per la Merini, impossibili da catturare tra le dita.
I musicisti, quelli veri, hanno un livello di spiritualità al di fuori del percettibile e vivono in armonia con la Natura e gli Animali.
Gli artisti ce l'hanno. Gli altri sono strumentisti in posa da computer-keyboard. Sono d'avanzo, di sovraffollamento.
Lasciatemi l'unicità del piacere dello spirito. Non inquinatemi di parole e posizioni.
Forse... Il sonno... Gli eventi degli ultimi giorni al galoppo tra i miei pensieri prenotturni mi hanno portata dal mistico a qui, sono scriteriata, ma ripeto:
abbracciatevi con tutta la luce che c'è.

martedì 18 dicembre 2012

Ci sono giorni che somigliano a lutti. Di solito iniziano al mattino presto quando fuori è ancora buio e man mano che il cielo volge al chiaro tra la nebbia e il freddo si sente uno strano amaro in bocca.
Al freddo e all'amaro si rimedia con un bagno caldo e con la percezione di poter organizzare ogni istante della propria vita in quello stato comatoso da cui risorgere in schiuma e vapore. Il bagno è sordo. L'acqua è come placenta. Una volta accovacciati nell'accappatoio la testa diviene pesante e leggera allo stesso tempo ed ogni opzione di progetto sembra inarrivabile.
La luce filtrata dalle nuvole diviene paralizzante come un neon che funziona male e tutto ciò che di meraviglioso c'è al di fuori di quel caos non è altro che un cortocircuito.

domenica 16 dicembre 2012

Marie, the wall

Ognuno di noi ha demoni e questioni irrisolte cui far fronte ogni giorno, ogni singolo istante della propria vita. Demoni che prendono forme inimmaginabili come fiori o baci, come neve o cioccolato, che per mano ti accompagnano in gironi d'inferno dantesco senza ritorno.
Queste calamite che rendono semplice sprofondare negli abissi sono spesso irresistibili. 
La prima volta che ascoltai "Mother" dei Pink Floyd capì di avere anche io un mio muro personale. Tanti piccoli mattoni fatti di fogli di carta, di parole, di promesse, di progetti, di angosce ed obblighi, terrore e timidezze, incertezza ed ambizione... Ed il mio insormontabile muro ogni giorno diviene più grande. Massiccio. Inespugnabile. Ognuno lascia, seppur involontariamente, un mattoncino che da lì non si muove più. Sì, il Comune ogni tanto organizza corsi di arrampicata, ma io dico che... Che organizzino corsi di arrampicata da muro. Scavalcatemi, vi prego. Scavalcate questo muro e portatevi via i vostri traumi, i miei magari. Quest'ingiustizia, questa violenza dell'amore che lascia il segno anche se non lo vuoi. 
Questa fobia dei segni, delle cicatrici, dei tatuaggi. I miei di tatuaggi del cuore sono molto di più dei vostri di ago e inchiostro. I vostri li desiderate, li pagate, i miei sono improvvisi, profondi, nella carne. Un marchio.
Tutti noi ne abbiamo uno. I miei mattoni.
I miei mattoni di cui a voi tutti chiedo perdono.